UN NUOVO PARADIGMA: Il “cambio di destinazione d’uso” dello studio professionale.

Pubblicato :
Marzo 1, 2022
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Potrebbe non essere necessario scomodare roboanti definizioni scientifiche, e rispettivi relatori, per accorgersi delle innumerevoli anomalie nel ciclo progettazione-esecuzione lavori di un manufatto destinato ad essere abitato; tuttavia, la definizione degli spazi abitativi e le relative connessioni, con particolare attenzione per il design e le personalizzazioni, sono sempre stati considerati problemi da risolvere e non risorse destinate a migliorare la qualità della vita. 

Momenti vissuti con ansia improduttiva, mai con positività laddove questa emozione contribuirebbe a mantenere gli animi meglio predisposti al completamento nelle fasi conclusive, quelle significativamente più complesse da gestire.

Verifiche progettuali nella maggior parte dei casi, purtroppo, lasciate in buona parte alle capacità di immaginazione del cliente. Nonostante gli sforzi, infatti, scelta dei materiali e dei dettagli di rifinitura attraversando il mare magnum della burocrazia e dei costi sono tutte responsabilità che ricadono nella figura del progettista come unico referente per tutte queste incombenze. Con una minima parte dedicata al consulente di showroom spesso emarginato.

Inevitabilmente, dunque, durante lo svolgimento dei lavori l’opera subisce innumerevoli piccole modifiche richieste dall’utente per adattare al meglio alcune scelte evidentemente poco chiare o non capite su carta che, come primo danno, causano variazioni anche importanti sul budget tali da impedire all’opera di essere completata come da progetto, costringendo l’utente ad accontentarsi e generando frustrazione anche nel progettista.

Cambiare prospettiva ponendo l’utente e tutte le sue esigenze al centro di tutte le analisi e rispondendo correttamente a tutte le sue istanze segnerebbe il passo per la svolta decisiva.

Ma per quanto ciò sembrerebbe scontato collide da sempre con anomale procedure che fino a questo momento non hanno mai subito variazioni. Nonostante si conoscano le falle nell’iter il timore di perdere alcuni privilegi economici o status professionali ha sempre messo tecnici, operatori commerciali e maestranze gli uni contro gli altri, con l’unico risultato di porre tutte queste figure in cattiva luce nei confronti dell’opinione pubblica e generare malcontento negli utenti che continuano ad affrontare un intervento abitativo come un enorme problema e non come la soluzione ad antichi problemi.

L’analisi attente di queste problematiche durante gli ultimi tre decenni ha dato vita al progetto I.D.E.A. di ideadesign.vision, un nuovo paradigma che ha la presunzione di voler cambiare in meglio la qualità della vita di tutte le figure interessate dalle attività progettuali riposizionando l’utente al centro delle operazioni e restituendogli tutte le attenzioni necessarie, permettendogli di partecipare attivamente ed in tempo reale a tutte le fasi della progettazione esecutiva, delle scelte distributive e di arredo, dei dettagli e del design dell’opera. Una workstation protetta da brevetti internazionali il cui funzionamento è semplice ed efficace. Sostanzialmente si trasferisce lo studio del professionista in un ambito più incline agli aspetti commerciali, a piano stradale, all’interno di una struttura di piccole dimensioni calibrata per avere la stessa capacità espositiva, per mezzo di elementi appositamente elaborati e realizzati, di una showroom di grandissima superficie. Un complesso sistema informatico collega gli elementi reali esposti con cataloghi multimediali che l’utente può maneggiare con estrema semplicità, indicando agli operatori CAD il loro inserimento nel progetto. Fulcro dello studio-espositivo è la Virtual Dream Room, un oggetto cilindrico atto ad ospitare in totale sicurezza l’utente durante la sua navigazione virtuale che avviene mediante dispositivi per la percezione della realtà virtuale, permettendo allo stesso – ma anche al progettista ed altri soggetti interessati – il controllo totale del progetto sia a livello dimensionale-distributivo che in merito alle finiture ed agli elementi di design.

Una immersione nella realtà virtuale che vede progettisti, consulenti e fornitori lavorare gli uni al fianco degli altri conducendo un sofisticato sistema multimediale che permette non solo all’utente di valutare fin nei minimi dettagli ogni scelta saggiandone la validità ma anche di evitare modifiche in corso d’opera e di conseguenza costi aggiuntivi. Il tutto in tempi minori, tali da non spegnere l’entusiasmo fino al pieno godimento dell’opera terminata.

Tutto questo ha un costo: la collaborazione tra le figure.

Sappiamo che in molti casi un intervento abitativo deve partire necessariamente dalla distruzione, da uno smantellamento di quanto esistente, perché ciò che esiste non può più essere recuperato. Ideadesign.vision ridiscute gli schemi riconsiderando lo studio tecnico professionale e posizionandolo all’interno di una struttura di piccole dimensioni ma molto flessibile dove il tecnico può operare in co-working con metodologie all’avanguardia ed in grado di presentare all’utente la gran parte dei materiali e delle scelte disponibili sul mercato, facendo dialogare il progettista ed il fornitore contemporaneamente e nello stesso luogo. Risparmiando tempo e di conseguenza tutelando il budget. 

Il progetto Ideadesign.vision nasce dall’idea green di evitare continui spostamenti tra studio, fornitore e cantiere, operando sempre in ambiente protetto e dando all’utente finale la possibilità di valutare sempre e solo l’ultima release del suo progetto in tempo reale.

Ideadesign.vision umanizza la figura del professionista e la rende più vicina agli utenti che, a questo punto, ne capiscono al meglio l’importanza riconsiderandolo non più solo un costo ma una vera risorsa.

La collaborazione tra figure eterogenee, il co-working, il riposizionamento dello spazio di lavoro trasferendo lo studio professionale al piano terra – più accessibile e visibile – rappresentano dei cambiamenti epocali e come tali è necessario essere pronti ad affrontarli, rivedendo le proprie posizioni all’interno del meccanismo produttivo, considerando la showroom 2.0 come un luogo confortevole, evoluto e green e non più come un mastodonte promiscuo ormai impossibile da gestire. Un luogo dove ogni professionista soggiorna volentieri con la propria clientela con la tranquillità di chi ha a disposizione tutti gli strumenti necessari a perseguire l’obiettivo: la soddisfazione dell’utente e, di conseguenza, la propria.

Il progetto Ideadesign.vision ha trasformato nel corso degli ultimi anni questo pensiero utopico in realtà, e solo dopo una lunga serie di test si presenta nella veste ufficiale nella sua prima showroom multimediale interattiva inaugurata a Roma. 

Affrontando, probabilmente, un mercato ancora non pronto ma che è necessario stimolare ora, non senza una buona dose di coraggio, per formare i professionisti del futuro. 

Quel coraggio visionario necessario a distruggere sapendo che la ricostruzione renderà il mondo che ci circonda sempre migliore.

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